THE NIGHTMARE
In
una fredda domenica mattina, due giorni prima del Santo Natale, Padre Renard
dopo la messa andò nel capannone di casa sua a tirare fuori le decorazioni
natalizie, ma una volta entrato il suo cuore si fermò e il suo sguardo si
riempì di terrore: vide suo fratello pallido in volto e con al petto numerose
ferite da taglio mentre del sangue caldo, colava dal corpo e ricopriva il
pavimento.
Padre
Renard così colmo di terrore e ansimante corse a casa sua, e chiamò due
detective privati a lui fedeli: il dottor Kerubin, vestito con la sua tipica giacca
a vento e i suoi pantaloni neri, ma soprattutto con suoi occhiali da sole che
nascondevano la sua cecità, accompagnato dal suo fedelissimo cane e il dottor
Ice, che invece, come di suo solito era vestito in maniera molto elegante.
Per
avviare l’indagine investigativa i due detective si diressero verso il
capannone in cui il padre affermava di aver ritrovato il cadavere. Il dottor
Kerubin esaminò il cadavere mentre il dottor Ice la stanza, la cosa più
inquietante fu ritrovata dal dottor Kerubin: sul corpo della vittima in
alfabeto braile vi era scritto un vocabolo: “THE NIGHTMARE“. Il dottor Ice rinvenne un messaggio
provocatorio segnato al muro con il sangue della vittima: ”la vittima che avete
appena ritrovato non sarà l’unica a meno che non mi ritroviate entro il 25
dicembre altrimenti qualcun altro riceverà il mio regalo, (sapete benissimo a
cosa mi sto riferendo), per aiutarvi nelle vostre indagini vi manderò degli indovinelli
e dovrete essere voi ad interpretarli, in questa stanza è già presente il primo”.
I
due così elaborarono un’ipotesi, Kerubin prese il suo accendino pensando che ci
fosse scritto di più sul foglietto ritrovato da Ice, magari scritto con
l’inchiostro simpatico. Accese il suo
accendino sotto il pezzo di carta e tra le scritte apparve un’altra frase: “Il
tempo è prezioso può essere antico o nuovo, nonostante voi miriate al futuro
dovrete fare un passo indietro e trovare l’indicatore costruito nel passato”.
I
due come se si leggessero nel pensiero urlarono all’unisono: “La torre dell’ orologio!“.
Così
i due capirono di non doversi dirigere lontano, la torre dell’orologio infatti
si ergeva davanti a loro, e con l’aiuto del don ne ebbero l’accesso. Prima però
nonostante avessero solo due giorni e non potessero sprecare tempo, decisero di
interrogare il don, ma da lui non estrapolarono informazioni utili scoprirono
soltanto che lui era alla messa e ritrovò il cadavere di suo fratello dopo la
fine della celebrazione.
Successivamente
i due investigatori entrarono nella torre, e si diressero verso la cima
iniziarono subito a guardare l’orologio e come a confermare i loro sospetti,
attaccato sulla lancetta dei minuti, vi era il secondo indizio sporco di sangue:
”li oim orev emon è nhoJ dnilB: li orev elam is ednocsan ortned el emina ùip
enoub, e olos al attednev òup eripmeir li elam id osse”.
Dopo
che Ice finì di leggere i due detective capirono subito che erano solamente
parole ribaltate, e una volta decifrato il testo che diceva: il mio vero nome è
Jhon Blind: il vero male si nasconde dentro le anime più buone, e solo la
vendetta può riempire il male di esso e, risolto l’indovinello, tornarono da
Padre Renard a chiedergli chi fosse John Blind. Il padre con uno sguardo
insicuro disse loro che John Blind era una sua vecchia conoscenza rimanendo un
po’ sul vago, cosa che insospettì i due investigatori.
Ice
e Kerubin erano sicuri che il religioso stesse nascondendo loro qualcosa, così decisero
di indagare anche su di lui, ma erano ad un punto morto; infatti con l’indizio
dell’assassino avevano solo scoperto il nome di questo personaggio, forse
coinvolto nel crimine.
I
due detective indagando sulla vita del padre scoprirono che egli era stato accusato
di omicidio e il caso era rimato irrisolto, ma la cosa più sorprendente era la
vittima dell’omicidio di cui era stato accusato il scerdote: il suo nome era
Henry Blind.
Allora
i due investigatori capirono l’ultimo indovinello: il don aveva probabilmente
ucciso qualcuno, Henry Blind e John Blind, suo parente, aveva tramato la sua
vendetta.
Così
i due detective decisero che per assicurare entrambi gli assassini alla legge
avrebbero dovuto ritrovare John Blind, ma non avevano indizi. Ad Ice e a Kerubin
venne un’ altra idea, provarono a vedere se anche sul secondo indovinello vi
era l’ inchiostro simpatico e scoprirono che era effettivamente così: nuove
frasi si mostrarono sul foglio una volta che questo fu messo al calore del
fuoco: “se state leggendo queste frasi vorrà dire che avrete capito il movente
del mio omicidio. Vi porgo le mie congratulazioni è da un po’ che vi sto
osservando e ho visto che vi serve il mio aiuto, io sono anche disposto a
finire in prigione per ciò che ho fatto, però voi dovrete prima assicurare
colui che ha ucciso mio fratello alla giustizia, poiché non sono ancora
soddisfatto e vi assicuro che se non lo fate voi ci penserò io consegnandogli
il mio regalo per Natale. Ci possiamo incontrare anche ora se volete ma se
chiamerete la polizia padre Renard morirà. Se accettate le mie richieste verrò
ora basta che facciate sedere il vostro cane e sarò lì”.
I
due detective, anche se insicuri, capirono che avrebbero avuto bisogno di John
per evitare un'altra morte e per assicurare due omicida alla giustizia, così
fecero sedere il cane.
Nel
buio della sera davanti al capannone della casa del don dove vi erano i due
investigatori apparve come un’ombra che spunta dalla luce un uomo alto, magro e
bruno che entrava dal cancello, era John Blind. Quest’ ultimo con una calma
quasi inquietante si avvicinò ai due detective e porse loro un foglio dicendo
che su di esso vi erano tutte le informazioni necessarie per imprigionare il
don; e uscì dal cancello con la stessa calma inquietante con cui era entrato.
Nonostante
i due detective facessero fatica a lasciare andare così facilmente quel
criminale decisero di lasciarlo poiché c’era il rischio di un’altra vittima
catturandolo.
Gli
investigatori esaminarono il foglio, e leggendolo scoprirono che effettivamente
vi erano una marea di prove incriminanti verso il don per l’omicidio che era
stato compiuto in passato. I due investigatori così riaprirono nuovamente il
caso Blind accusando il padre di omicidio, e alla fine del processo a suo
carico la giuria dichiarò l’imputato colpevole e una volta usciti dal tribunale
videro John Blind davanti a loro che si fece arrestare per l’omicidio del
fratello di padre Renard, l’omicida aveva mantenuto la sua promessa, e due
criminali erano stati assicurati alla giustizia.
Gabriele Granata, Matteo Mariotto e Gabriele Turi
GIALLO A SCUOLA
Sono
annoiato a morte, in classe c’è uno strano tipo con la barba che fa un sacco di
domande, i miei compagni stanno raccontando
qualcosa che è capitato loro nel weekend:
• Monica è caduta al MC DONALD
• Daniele è uscito con gli amici
• Susanna è andata alla gara di ballo
• Matteo non riusciva a dormire
• Flavio ha vinto la partita di calcio
Ma
anche oggi c’è qualcosa che non va, dovevo consegnare un lavoro svolto con
Mattia e Teodora, ma manca qualcuno. Ah! Maledizione, siamo nei guai, manca
proprio lei, Teodora, proprio lei, che aveva il lavoro finito. Dovevamo stare
calmi ed escogitare qualcosa che ci avesse tirato fuori dai guai, ma
all’improvviso sentimmo il campanello della scuola, era il padre di Teodora,
sembrava molto preoccupato e stranamente chiese se sua figlia fosse lì, come se
sapesse che qualcosa non andasse. I professori per tranquillizzarlo gli dissero
che sua figlia era spesso in ritardo, e che quella mattina sicuramente era una
di quelle. Il papà ringraziando se ne andò in tutta fretta, ma Mattia,
prontamente chiese di andare in bagno, quella era solo la scusa per andare a
parlare con il padre di Teodora, al suo ritorno in classe mi disse che il padre
era angosciato e pensava seriamente che a sua figlia fosse successo qualcosa di
preoccupante. A quel punto ero sicuro che Teodora quella mattina non sarebbe
arrivata a scuola, dovevamo ritrovarla. Passate le prime due ore arrivò
finalmente l’intervallo, io e Mattia uscimmo dalla classe e trovammo per terra
un bigliettino che diceva: ”se Teodora volete trovare, allora dovrete andare
dove le cose inutili andreste a depositare”. Mentre leggevamo quel biglietto ci
sentivamo addosso lo sguardo minaccioso del nostro bidello, un uomo sulla
cinquantina, alto, robusto, con freddi occhi neri, della sua vita privata non
si sapeva nulla, era un uomo poco socievole, che pensava solo a svolgere il suo
lavoro. Nelle ore successive pensammo dove poter trovare Teodora, ci venne in
mente subito la biblioteca, considerando il fatto che per noi i libri sono
inutili. Finalmente siamo arrivati all’ultima ora, il prof. non c’è e la classe
viene divisa, io e Mattia fortunatamente capitiamo insieme, nell’altra ala
della scuola, insieme al tetro bidello. Qui inizia la nostra ricerca, andammo
nella biblioteca, ma niente da fare, anzi ritrovammo un biglietto con lo stesso
messaggio, continuammo a cercare in ogni dove ma senza risultati. Restava solo
la palestra, anzi il ripostiglio della palestra, corremmo velocemente, l’ultima ora stava per finire e saremmo
andati tutti a casa, dovevamo trovare Teodora. Giunti in palestra trovammo la
porta del ripostiglio semiaperta, all’interno c’era la nostra amica che ci
raccontò una triste vicenda: la sua famiglia aveva contratto un forte debito
con un tipo molto pericoloso, il bidello, e proprio per questo stavano
organizzando un viaggio di ritorno nella loro terra natale. Io e Mattia eravamo
molto confusi, ci chiedevamo come fosse possibile indebitarsi con una figura
simile. La nostra amica non esitò a rispondere,
ci disse subito che quel lavoro serviva da copertura, ma in realtà lui
era sporco trafficante di esseri umani. Teodora e la sua famiglia erano
arrivati in Italia proprio grazie al suo aiuto, dopo un brutto periodo di
guerra e crisi economica, suo padre non ci aveva pensato due volte prima di
chiedere aiuto a quella persona, pur di mettere in salvo la famiglia. Ma ormai erano passati diversi anni
dal loro arrivo e quel debito non era ancora stato saldato, anzi era diventato
così grande che ormai era inestinguibile. Quell’uomo , tanto astuto, intuì il
loro piano e rapì Teodora sapendo che la famiglia non sarebbe mai partita senza
di lei. A questo punto eravamo tutti in pericolo, dovevamo uscire da scuola il
più in fretta possibile, quell’uomo sicuramente ci stava cercando, ma noi siamo
stati più furbi, siamo riusciti a scappare e arrivare nella sala professori,
dove Teodora raccontò la sua triste vicenda. Il furfante, così, fu incastrato e
noi riuscimmo a rendere libera la nostra compagna e la sua famiglia, e a consegnare il nostro lavoro, per altro,
prendendo anche un bel voto.
Mattia
Don e Gian Maria Stifani
LA CASA DI CAMPAGNA
Era la sera del 24 Maggio 2014, in una casa di campagna, i due sposini, Matt ed Eliza, uscirono a fare una “cenetta a lume di candela”. Rientrati in tarda serata, videro il loro amico Paul Walker, disteso per terra nella casa che condivideva con Matt ed Eliza. Quella casa si trovava in un paesino di campagna in provincia di Manchester; Paul non riusciva a respirare e nel giro di pochi minuti morì. Paul era un uomo giovane, alto, bello e con pochi soldi; per questo era costretto a vivere in casa di amici. Preoccupati e disperati, gli sposini chiamarono subito i loro amici investigatori che abitavano a Manchester. Erano molto determinati e abili, si segnavano tutto su dei taccuini neri così da poter riordinare tutti gli indizi velocemente.
Costoro si informarono sulla vicenda e iniziarono subito con le indagini, analizzando il cadavere e cercando indizi. Per caso videro nella stanza da bagno che era di fianco a quella di Paul, un bigliettino con scritto “FARETE LA STESSA FINE”. Alzando il corpo di Paul, videro un taglio profondo sul retro del collo, allora decisero di investigare all`esterno e all`interno della casa. In un cespuglio del giardino trovarono, grazie al metaldetector, un pezzo di ferro, con macchie scure. Lo misero in un sacchetto di plastica, che portarono nel laboratorio la mattina successiva. Guardarono con attenzione il sacchetto e si accorsero che era un coltello, quindi iniziarono ad analizzarlo, e trovarono delle impronte. Ritornarono nella casa di Paul ed iniziarono a prendere le impronte dei vicini. Scoprendo che tre impronte erano simili a quelle sul coltello. Così decisero di interrogare le tre ragazze, Izzie, Meredith e Ellen. Erano 3 ragazze single di 20 anni che abitavano nelle case vicine a quella di Matt e Eliza. Erano alte e magre. Prima dell´interrogatorio i due investigatori avevano dei dubbi su di loro, ma dopo averle intervistate quei dubbi sparirono, perché quel giorno erano a Londra. Per capire chi era stato ad uccidere Paul decisero allora di analizzare le impronte degli abitanti di tutto il paese. Riuscirono a trovare l´impronta giusta, tramite quelle registrate dal comune, ma la persona a cui appartenevano era introvabile. In tarda serata gli investigatori ricevettero una chiamata dagli sposini che dissero di aver visto passare un uomo armato che era entrato in una casa nelle vicinanze. Gli investigatori corsero in quella casa e si accorsero che li non avevano investigato. Entrarono di corsa e presero le impronte, facendo molte indagini, iniziarono ad analizzare ogni oggetto di quella casa e videro che molte cose attiravano i loro sospetti ma non erano convinti. Quindi decisero di continuare le indagini. Entrarono in una stanza dove si accorsero che c´era una collezione di armi tra cui il coltello molto simile a quello che avevano trovato. Tornarono ad interrogare il signor Bill. Bill era un signore di 50 anni basso e cicciotto, era un ricco lavoratore, che però era appena stato licenziato. Gli investigatori gli chiesero a colpo sicuro perché avesse ucciso Paul. Lui rispose che Paul lo aveva fatto licenziare dal lavoro. Gli investigatori gli dissero che così facendo, era passato dalla parte della ragione a quella del torto. Quindi lo portarono in caserma dove venne arrestato.
Susanna Daniotti, Alessia Pignieri e Martina Rapetti
OMICIDIO: EUROPA O OCEANIA ?
Prisco Pienti era un detective di mezza-età, alto circa 1,90, di corporatura robusta. Era solito indossare un giubbotto di pelle anche in estate e sfrecciava con la sua moto lungo le strade di Milano. Il suo lavoro lo occupava talmente tanto che non dormiva la notte. Gli piaceva molto il suo lavoro e si occupava dei casi più complicati da ogni parte del mondo.Un giorno Prisco venne chiamato dalla polizia australiana per risolvere un caso davvero importante e pericoloso. Si trattava di un uomo argentino che aveva ucciso sua moglie e aveva lasciato un biglietto sulla porta di casa sua dicendo di essere scappato per suicidarsi.Il detective, recatosi sulla scena del crimine, scoprì tramite vicini di casa e testimoni, che la donna litigava molto spesso col marito e i due erano in una profonda crisi economica perché il marito al posto di andare al lavoro, giocava alle slot-machine e scommetteva soldi ad alto tasso. La polizia scientifica stabilì che la donna era stata uccisa con ventuno coltellate alla gabbia toracica. Prisco si diede da fare per trovare l’arma del delitto; tramite le varie testimonianze scoprì che in Australia c’era un uomo che collezionava coltelli da combattimento per sua passione. Quest’uomo era anche conosciuto perché aiutava i criminali a scappare. Una testimonianza diceva che il collezionista si chiamava Zucca Gaetano e abitava a Wensley nei pressi di Sidney. Prisco chiamò le forze armate per sorvegliare tutta la zona vicino alla casa di Zucca. Dopo alcuni giorni di indagini Prisco citofonò a Zucca ma egli non rispose, allora decise di sfondare la porta. Trovò Zucca al telefono che stava avvisando il criminale di scappare velocemente o a Torino o a Milano. Messo alle strette dal detective, Zucca confessò che, in verità, il criminale non si era suicidato ma era ancora vivo, confessò inoltre che gli aveva prestato l’arma. Confermò infine che il criminale si stava dirigendo a Milano nella villa dei suoi suoceri, in Viale Suor Anita 99. Prisco fece ritorno in Italia e Zucca venne arrestato.La polizia e Prisco entrarono in casa dei genitori della vittima e li trovarono impiccati, ma il tentativo di fuga del criminale fu respinto dalla polizia che circondava la villa. Il criminale si chiamava Rosario Munìz e venne arrestato per omicidio colposo.
ANCORA UNA VOLTA PRISCO RISOLSE IL CASO SENZA FALLIRE
Flavio Dilernia, Kristian Russo e Mattia Sbano
LA GELOSIA
Io e le mie
amiche Shady e Federica eravamo un gruppo affiatato, nulla ci avrebbe separato,
ma alcune circostanze della vita portano cambiamenti inaspettati. Infatti
nacque un forte sentimento di gelosia e di invidia da parte di Federica nei nostri
confronti. Il 17 Novembre la giornata era uggiosa e triste e, per trascorrere
un po' di tempo insieme, decidemmo di fare un giro nel centro
commerciale. Dopo aver fatto colazione insieme sentii la necessità di andare in
bagno. Federica disse che doveva recarsi in un negozio per un acquisto.
Dopo alcuni minuti uscii dal bagno e vidi un gruppo di persone ammassate ai
piedi delle scale mobili. Non vedevo più Shady. Corsi subito verso le persone e
notai per terra Shady incosciente e piena di sangue. Fu trasportata subito in
ospedale e rimase in coma. Stavo talmente male che volevo a tutti i costi
sapere il motivo per il quale Shady era caduta. Decisi di rivolgermi ad un
investigatore per indagare sul fatto. Gli raccontai le varie fasi della
giornata e del rapporto fra di noi. Durante le indagini il detective Zenicanda,
partendo da un possibile movente di gelosia scoprì che Federica era entrata nel
negozio, ma le telecamere l'avevano vista mentre usciva di corsa dalla porta
posteriore. Sul giubbotto di Shady il detective trovò delle macchie di
cioccolato e dei peli di lana rosa.
Gli raccontai
che quella mattina, per caso, Federica aveva fatto colazione con un cornetto al
cioccolato e che indossava un maglione rosa. Capì subito che era stata Federica
a spingerla giù dalle scale. Decisi di parlare con Federica e lei, messa alle
strette, mi confessò che era accecata dalla gelosia nei suoi confronti di Shady
perché era corteggiata da un ragazzo che piaceva a lei.
FURTO PARANORMALE
Anni fa successe un furto in una casa
abbandonata, dove c'erano presenze paranormali.
Il giorno del furto a Manchester si sentivano le
urla di persone paranormali....
Il famoso detective Daniel Thompson col suo
aiutante Jack Phill cercarono di scoprire i colpevoli del furto. Daniel
Thompson vive a Manchester e ha 31 anni, è muscoloso e ha un tatuaggio sul braccio
destro dedicato alla moglie, ha i capelli corti e biondo platino, il naso a
patata e gli occhi di color azzurro; di solito si veste con una giacca di
colore nero, jeans strappati di colore blu...e infine scarpe nere di marca
nike.
Jack Phill è molto intelligente, si sofferma
sempre sulle cose, ed è molto gentile. Ha 27 anni, si veste in modo elegante,
capelli castani, occhi di color nero.
Il furto si basava su oggetti rubati compresi
quadri con persone disegnate, quindi il detective e l'aiutante andarono sul
posto, cercarono di scoprire che cosa era successo ma erano disturbati, pensarono
da presenze paranormali.
In quella casa: si aprivano finestre e porte da
sole e cosi via... Ad un certo punto su un foglio di carta c'era scritto: Jack,
Daniel...siamo noi i due colpevoli.
Loro da queste scritte percepirono chi erano i due
colpevoli.
Poi sentirono la porta aprirsi ed erano loro, perché
appena entrarono dissero i loro nomi, siamo Frank e Bob e dissero che avevano
rubato perché in quella casa viveva un
loro conoscente che aveva rubato nella loro casa e quindi per vendetta gli
rubarono oggetti di valore.
Dopo, parlando con Jack e Daniel, i ladri chiesero
di rimanere nella casa per abitarci e
così fu.
Alla fine, Jack e Daniel con i vari indizi
trovati, scoperto i colpevole del furto e il mistero delle urla, decisero di
fare ritorno a casa, passato dei mesi i quattro si videro e passato il tempo a parlare diventarono amici come mai.
Simone Di Bisceglie e Daniele Maranca